Il territorio del Parco è stato abitato e vissuto dall’uomo per secoli: le tracce ed i resti di questa convivenza fra Uomo e Natura sono oggi ancora visibili, anche se in parte la Natura ha ripreso il suo spazio. I numerosi ruderi, le mulattiere, le maestà, le chiesette di campagna ci raccontano di un mondo che non esiste più, fatto di pochi ma solidi valori, di solidarietà e di sacrifici. Ci raccontano di una vita dura, condotta con grande dignità e amore per i propri luoghi; luoghi che nel Dopoguerra sono stati in gran parte abbandonati, a causa dei mutamenti storici e sociali che hanno modificato il corso della storia e la vita di coloro che erano stati, fino ad allora, i Popoli del Parco, gli abitanti di questo tratto di Appennino, oggi tutelato dall’area protetta, ma custodito per secoli da questi montanari.
Perciò rischiano di scomparire i saperi di un popolo che aveva imparato a convivere con la Natura, a trarne di che vivere. E’ proprio l’urgenza di “salvare” queste conoscenze che ha fatto nascere il progetto “I Popoli del Parco” (il Popolo erano gli abitanti di una Parrocchia), un contenitore dove confluiscono le ricerche in questo settore svolte negli anni dall’Ente Parco: mostre, interviste, recupero di archivi fotografici storici, tutto ciò che ci aiuta a ricostruire e tutelare questo patrimonio di conoscenze e di esperienze che altrimenti andrebbe perduto, consapevoli che la conoscenza del passato, delle proprie radici costituisce un elemento imprescindibile per costruire il senso di appartenenza ad un territorio ed è essa stessa elemento di valorizzazione del territorio.
Il progetto, fin dal titolo, ha beneficiato del lavoro meritorio di quanti, fin da qualche decennio fa, avevano cominciato ad interessarsi a questo mondo. Ci riferiamo agli autori della collana dedicata appunto ai Popoli (Pietrapazza, Casanova, Strabatenza, Ridracoli e Rio Salso), da cui abbiamo attinto numerose notizie storiche sulle vallate altobidentine.