Metri s.l.m. 700
La Seghettina è un piccolo nucleo abitativo che sorge su un poggio, un tempo compreso in quella che era la selva di Ridracoli, proprietà dei Conti Guidi. Nel XV secolo questi territori furono loro espropriati dalla Repubblica fiorentina e donati all’Opera del Duomo di Firenze (OPA). Oggi gli edifici si trovano ai margini dell’invaso di Ridracoli.
La Seghettina di sopra, risulta essere proprietà OPA dal XVI secolo, mentre la Seghettina di sotto solamente in tempi più recenti. C’è la possibilità che questi edifici siano quindi sorti, insieme ad altri, a controllo del confine dei possedimenti dell’Opera, quindi nella seconda metà del XV secolo.
Il nome del luogo, potrebbe far pensare a qualche piccola sega installata nei pressi di queste zone dall’Opera del Duomo per il taglio del legname. Queste seghe erano infatti situate in varie località all’interno della foresta, in modo che le genti locali, a cui lotti di foresta erano affittati per il taglio del legname, potessero ridurlo in piccoli pezzi direttamente sul posto e di conseguenza trasportarlo più agevolmente. Vi è anche però chi fa risalire il nome del luogo a una “sega” di roccia, ovvero un imponente affioramento di arenaria, che si trova sotto al nucleo di case. Sta di fatto che il taglio del legname si è svolto in questo luogo fino a tempi recenti.
Una delle case qui presenti è descritta nel 1777 composta da 5 stanze con soprapalco, portico, forno e fornella coperta, con l’aggiunta di un capanno di 3 stanze. Questo abitato crescerà poi nel corso degli anni sia per quanto riguarda il numero degli edifici che quello degli abitanti.
Questi passeranno da 21 nel 1815 a 29 nel 1895, crescendo fino a 33 nel 1910. Le famiglie che abitavano alla Seghettina negli anni Trenta e Quaranta erano i Rossi, i Beoni, i Milanesi, gli Amadori e i Daveti.
Proprio in questi anni, precisamente nel 1943, troveranno rifugio in questo luogo vari Generali inglesi, per sfuggire alle truppe nazi-fasciste. Dopo la loro fuga dal Castello di Vincigliata (FI) dove erano tenuti prigionieri, furono scortati in questi luoghi dai monaci camaldolesi. Alcuni rimasero poi alla Seghettina, protetti in più occasioni dagli abitanti del luogo, mentre altri furono mandati a Strabatenza. In questa maniera riuscirono a eludere i controlli e a raggiungere il sud Italia già liberato, ricongiungendosi con le truppe Alleate.
Gli abitanti del luogo erano mezzadri e piccoli proprietari che sfruttavano il bosco, l’allevamento, l’agricoltura ed anche la caccia per sostentarsi. L’ultima famiglia ad abbandonare la Seghettina è stata quella deii Rossi nel 1964.
Nel nucleo di case ebbe sede negli anni Sessanta anche una scuola pluriclasse.
Oggi le strutture presenti nella zona sono in gran parte rovinate, rimane in piedi la casa della Seghettina di Sotto che è stata ristrutturata nel corso degli anni.