Metri s.l.m. 694

 

Quella oggi nota come foresta della Lama era in precedenza conosciuta come Foresta di Casentino, queste zone, un tempo di proprietà dei Conti Guidi e Valbona, passarono sotto il controllo dell’ Opera del Duomo di Firenze nel 1442.

Il nome di questo luogo starebbe a significare pantano o acquitrino, il termine aveva in passato questa accezione, derivante dal latino, ma anche quella di fianco scosceso di un poggio. Queste caratteristiche sono in effetti riscontrabili nella zona.

Le prime costruzioni stabili nell’altipiano della Lama sono attestate nel 1561, quando l’Opera del Duomo effettuò un’ampia riforma riguardante la gestione delle foreste, per volere del Granduca.

Questa zona divenne in questo periodo sede della casa di una delle quattro guardie dell’Opera, che avrebbero dovuto supervisionare le quattro zone in cui erano state suddivise le foreste.

Si trovava qui, forse già dal XV secolo, una sega per la sagomazione degli abeti in grandi assi o legni squadrati. Questa sega era alimentata dall’acqua di un lago artificiale posto più a monte, forse in località Fonte Murata. Risulta inoltre che nel laghetto fossero allevate delle trote, solitamente quelle pescate altrove, che risultavano di dimensioni troppo piccole per esser portate sui banchetti dei nobili toscani.

Questi territori rimasero fino al 1818 in mano all’Opera del Duomo, furono poi affittati al Monaci camaldolesi fino al 1838. In questo anno le foreste passarono alle Regie possessioni toscane, poiché il Granduca si era accorto delle gravi condizioni in cui versavano, ai monaci rimasero in gestione solo i poderi romagnoli.

Il lavoro di ripristino della foresta fu affidato a Karl Siemon che in pochi anni ottenne buoni risultati, alla Lama fece poi impiantare nuove seghe per la lavorazione del legno e nel 1843 fece edificare una vetreria azionata dalle fascine e dagli scarti della lavorazione del legno. Si potevano così produrre bicchieri, bottiglie, piatti ed altri oggetti, fu però fatta chiudere poiché aumentava il rischio di incendi nella foresta.

Alla Lama, oltre alle guardie, vissero negli anni tanti tagliatori e trasportatori di legname, essi si dedicavano anche alla coltivazione di piccole porzioni di terreno e all’allevamento di mucche e pecore.

Il legname veniva trasportato attraverso la strada degli Acuti in Toscana, inoltre ai Casentinesi si vendevano gli agnelli e si affidavano le mucche per l’inverno. Si commerciava anche con i Monaci di Camaldoli, che richiedevano in particolare formaggi e funghi. Con i piccoli ricavi così ottenuti si potevano acquistare quelle cose che non si riusciva a produrre, come ad esempio il pepe per il maiale o l’olio, recandosi ai mercati di Corniolo e Casanova o alle fiere di Stia.

All’inizio del Novecento, il nuovo proprietario delle foreste, Ubaldo Tonietti, fece costruire una ferrovia della lunghezza di circa 20 km, che dalla Lama raggiungeva la località Cancellino, per il trasporto del legname in Toscana.

Solo pochi anni dopo, nel 1906, Tonietti venderà i terreni comprendenti la Lama alla Società Anonima Industrie Forestali. L’utilizzo della foresta continuerà comunque fino alla seconda metà del Novecento, in particolare durante i periodi bellici.

Nonostante lo sfruttamento prolungatosi per vari secoli, la difficile accessibilità di questa foresta in alcune sue parti, l’ha in una certa misura preservata, facendola diventare una delle località di maggior pregio del Parco Nazionale.

Basti considerare che la Riserva integrale di Sasso Fratino, sorta nel 1959, è situata in parte nella foresta della Lama.

Oggi in questa località rimane la più recente Casa delle Guardie, una piccola Chiesa e un rifugio per i turisti.