Metri s.l.m. 972
Casanova dell’Alpe è un piccolo borgo abbandonato, posto sul crinale che divide la valle di Pietrapazza da quella di Ridracoli. Il nucleo è costituito solamente dalla chiesa di Santa Maria del Carmine, un piccolo cimitero, la ex-scuola e tre case di pietra.
Già in periodo medievale abbiamo testimonianze di vita in questo luogo, noto con il nome di Castrinovi. Nel 1371 risulta come Villa con sei focolari (con questo termine si indicavano i nuclei familiari che pagavano le tasse), e risulta come dipendente dal castello di Valbona.
Dopo la conquista dei territori romagnoli da parte della Repubblica fiorentina, i territori nei dintorni di Casanova vengono ceduti nel XV secolo all’Opera del Duomo di Firenze.
Questa organizzazione sfruttò questi territori per le risorse di legname, dai ronchi e i tagli eseguiti spesso abusivamente da persone in cerca di mezzi per sopravvivere, si ricavarono terreni, nei quali furono costruite case e poderi sparsi che ancora oggi si possono osservare. Molti di questi vennero poi venduti o affittati, in buona parte anche ai monaci dell’Eremo di Camaldoli.
Nel 1685 venne eretto a Casanova un Oratorio dedicato a S. Antonio da Padova, per la comodità degli operai e dei dirigenti dell’Opera che qui risiedevano. Questa chiesa era nota anche con il nome ad saltum Faltronae, traducibile in “davanti alla selva del Falterona”, ad indicare la prossimità al crinale appenninico.
Nel 1784 l’Oratorio venne eletto a Parrocchia per volontà del Granduca di Toscana (in accordo col Papa), col nome di Santa Maria del Carmine, per un culto presente nella zona già dai primi decenni del Settecento. Questo poiché negli stessi anni la Chiesa di S. Ellero a Galeata, un tempo egemone sulla zona, stava perdendo la sua importanza. Il primo Parroco fu Don Spiridone Fabbri, che arrivò a Casanova due anni dopo la creazione della Parrocchia.
L’economia dei poderi di queste zone fu sempre basata più che altro sull’utilizzo del bosco per il taglio del legname e la produzione di carbone; vi erano poi impiegati dell’Opera del Duomo in lavori forestali e molto diffuso era anche l’allevamento di pecore e mucche maremmane, adatte ai pascoli montani. Nel 1878 risulta presente a Casanova uno “Spaccio di vino”, mentre nel 1891 vi è presente il “Ristorante Alpi” gestito da Giustina Tacconi. Un’osteria la troviamo anche nel 1915 condotta da Simone Rossi.
La popolazione della Parrocchia di Casanova raggiunge il suo massimo nel 1852 con 202 abitanti, rimanendo abbastanza stabile fino al 1921. Da qui in poi l’esodo dalla zona sarà inesorabile, fino al completo abbandono negli anni Settanta. Nonostante questo nel 1956 vi sorse una scuola, rimasta attiva per dieci anni.
Al giorno d’oggi case, Chiesa e cimitero di Casanova sono stati sottoposti ad opere di stabilizzazione e ristrutturazione.